Rischia la condanna per minaccia chi, nel corso di una discussione, simula con le mani il gesto di un colpo di pistola. La Cassazione conferma il reato e nega le attenuanti generiche, attribuendo al “mimo” solo la sanzione pecuniaria di 600 euro. E questo, malgrado il “bersaglio” prescelto dall’imputato, con il quale era in corso un’aspra polemica per l’aggiudicazione di un terreno sottoposto a gara, avesse deciso di non costituirsi parte civile. Ruolo, precisa la Suprema corte, che avrebbe potuto rivestire per chiedere anche un risarcimento. A diverse conclusioni la Suprema corte era arrivata nel 2013 (sentenza 16579) quando aveva annullato una condanna per minaccia a pubblico ufficiale a carico di un imputato che, davanti ad un carabiniere, si era “puntato” l’indice sulla fronte simulando il colpo di pistola. Per la Suprema corte era illogico attribuire una portata minacciosa ad un semplice gesto, che poteva essere interpretato anche come autolesionista. In quell’occasione i giudici di legittimità avevano dunque annullato la decisione dei giudici di merito, secondo i quali il segno dell’esplosione era una minaccia. Oggi confermano la condanna, anche perchè il dito era rivolto dalla parte sbagliata.

Patrizia Maciocchi - 17 febbraio 2023 – tratto da sole24ore.com

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