La delega punta su atti interpretativi generali e sul supporto dell’intelligenza artificiale I quesiti saranno a pagamento. Il testo votato alla Camera prevede nuove regole per la consulenza giuridica

Meno interpelli e più circolari. E una disciplina specifica per le consulenze giuridiche. Per rafforzare i diritti del contribuente – a partire da quello di non smarrirsi in una babele di istruzioni – la delega fiscale promette una revisione del sistema disegnato dallo Statuto (legge 212/2000). Una revisione che arriva fino a rendere “nazionale” la figura del Garante, come prevede uno degli emendamenti aggiunti alla Camera, dove la scorsa settimana il disegno di legge ha ottenuto il primo via libera.

Il grande scoglio, però, è quello degli interpelli. La riforma vorrebbe ridurne l’utilizzo «incrementando l’emanazione di provvedimenti interpretativi di carattere generale (come le circolari, ndr)». Provvedimenti che dovranno, tra l’altro, precisare i casi di abuso del diritto; meglio se elaborati dopo un dialogo con ordini professionali, associazioni di categoria e altri enti, e dopo consultazioni pubbliche.

Gli attuali dati raccontano infatti un’altra storia. Dal 2018 al 2022 le Entrate hanno pubblicato una media di 26 circolari all’anno, cui se ne aggiungono finora 18 nel 2023. Sono documenti emanati il più delle volte per chiarire l’applicazione di nuove agevolazioni o nuove norme introdotte con le diverse manovre finanziarie, ma ci sono anche le tradizionali “circolari manuale” sul modello 730. Nello stesso periodo sono state diramate in media 91 risoluzioni all’anno (38 finora nel 2023); ma bisogna tenere conto che molte non contengono chiarimenti e hanno solo carattere operativo, ad esempio l’indicazione dei codici tributo.

I numeri delle circolari e delle risoluzioni impallidiscono se confrontati con quelli degli interpelli pubblicati dall’Agenzia: quasi 650 nel 2020, poco meno di 900 nel 2021 e 600 nel 2022. E quest’anno la tendenza è al rialzo: le 381 risposte diramate fino al 12 luglio lasciano pensare che si possa superare di slancio il totale dell’anno scorso.

In realtà, le risposte divulgate sul sito delle Entrate sono solo la punta dell’iceberg. Come ha spiegato il direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, nel 2022 gli uffici hanno risposto a 17.731 istanze di chiarimenti, di cui 15.707 interpelli ordinari (quelli sull’applicazione delle norme fiscali).

La pubblicazione degli interpelli gestiti dagli uffici centrali delle Entrate sui casi più difficili è iniziata il 1° settembre 2018. E avrebbe dovuto via via ridurre il flusso delle domande, anche perché è vietato riproporre quesiti su casi già affrontati. Ma non è andata così, anche a causa del boom di istanze sul superbonus. La conseguenza è che oggi gli interpelli creano due grandi problemi. Da un lato, c’è l’effetto babele per i contribuenti e i professionisti, costretti a destreggiarsi tra migliaia di pagine di istruzioni. Dall’altro lato, un sovraccarico di lavoro per gli uffici del Fisco.

Da qui partono le contromisure immaginate dalla delega fiscale. L’articolo 4 (lettera c) chiede espressamente al Governo di razionalizzare la disciplina dell’interpello. Incrementare i provvedimenti interpretativi di carattere generale. Rafforzare il principio – già sancito dallo Statuto (articolo 11, comma 4) – secondo cui l’istanza è ammessa in caso di “obiettiva incertezza”, e quindi solo se le questioni non sono state già risolte da documenti interpretativi. Riservare la procedura «alle sole ipotesi in cui non è possibile ottenere risposte scritte mediante servizi di interlocuzione rapida, realizzati anche attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali e di intelligenza artificiale». Prevedere il versamento di un contributo – peraltro già molto contestato – misurato in base al tipo di contribuente o al valore della questione.

Il passaggio del Ddl alla Camera ha aggiunto un punto (lettera c-bis): «Disciplinare l’istituto della consulenza giuridica, distinguendolo dall’interpello e prevedendone presupposti, procedure ed effetti». Di fatto, oggi la consulenza è un interpello “generico” proposto da associazioni, ordini o enti pubblici. Ma è così poco usata che finora quest’anno non ne è stata pubblicata nemmeno una. Il suo potenziamento si lega a quello dell’emanazione di istruzioni generali e condivise, che lascia già intravedere qualche piccolo segnale: ad esempio, nelle due circolari messe in consultazione nelle scorse settimane sulla flat tax incrementale e le criptoattività.

In parallelo, è lecito aspettarsi una contrazione del numero di interpelli, a partire dal fatto che ci sarà da pagare una “tassa” (ma il disincentivo dipenderà dall’entità dell’importo). Quanto ai sistemi di risposta rapida tramite l’intelligenza artificiale, bisognerà vederne l’applicazione concreta: come si farà a stabilire che «non è possibile» avere una risposta dalla macchina? Il contribuente insoddisfatto potrà comunque rivolgersi all’ufficio? Quale valore giuridico avranno le «interlocuzioni» con i software, contando che oggi l’interpello vincola gli uffici? E ancora: l’intelligenza artificiale sarà usata anche per scremare le domande su casi già risolti o risolvibili? Sono questioni tecniche, ma anche normative, che andranno affrontate nei decreti delegati.

D.Aquaro/C.Dell'Oste - 22 luglio 2023 – tratto da sole24ore.com

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