Gli italiani guadagnano circa 3.700 euro meno rispetto alla media degli europei e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi. La retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca, nel 2021, a parità di potere d'acquisto. Tra il 2013 e il 2022, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, circa la metà della media europea. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2019, indicano in Italia il valore più alto tra i principali paesi europei e nel complesso dell'Ue inferiore solo a quello di Bulgaria e Romania. Il potere di acquisto delle retribuzioni, negli stessi anni, è sceso del 2% (il 2,5% rispetto agli altri paesi). Sono alcuni dei dati che emergono dalla lettura del Rapporto annuale dell'Istat, presentato oggi a Roma dal presidente Francesco Maria Chelli. Il potere d'acquisto delle retribuzioni 2013-2022 è sceso del 2% (negli altri Paesi +2,5%).  Sempre nel confronto con i Paesi Ue, la "trappola della povertà" è più presente.

Ai livelli più bassi d'Europa gli indicatori del benessere dei giovani in Italia. Quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione (4 mln 870.000). Istruzione e lavoro i nodi di maggiore difficoltà. Quasi un quinto dei 15-29enni non studia, non lavora e non è inserito nei Neet , percorsi di formazione (media di oltre 7 punti più alta della media Ue). E cresce il numero degli ultracentenari che a gennaio 2023 sfiorava sogli a 22.000 (+2.000 sul 2022). Per la grande maggioranza sono di sesso femminile. La popolazione in età da lavoro nel 2041 si ridurrà di oltre il 12%, secondo le previsioni dell' Istat nel rapporto annuale con una possibile perdita di 3,6 milioni di occupati. Questa tendenza non va intesa però come «un destino ineluttabile», osserva il rapporto, perché l'aumento dei tassi di occupazione, in particolare per i giovani e le donne, potrebbe «compensare la perdita prevista nel numero di occupati e ridurre la disuguaglianza di genere nei redditi».

Nel rapporto si legge che «le diseguaglianze strutturali continuano a rappresentare un elemento determinante e discriminante nelle opportunità che definiscono il destino sociale delle persone. La forza del legame tra condizioni di vita dei giovani e degli adulti e quelli della famiglia di origine è un problema non solo individuale, ma soprattutto collettivo, visto che in Italia 1,4 milioni di minori crescono in contesti di povertà assoluta». Il rapporto cita uno studio dell'Ocse secondo il quale «già a 5 anni provenire da contesti familiari con uno status socio-economico più alto si traduce in un vantaggio di 12 mesi nei livelli di alfabetizzazione emergente, intesa come le capacità di lettura e scrittura che un bambino acquisisce nell'età pre-scolare tra i 2 e i 5 anni» e l'alfabetizzazione emergente è un forte predittore dei risultati scolastici. Secondo l' Istat, «è necessario garantire a tutti bambini fin dalla nascita livelli di benessere che consentano un adeguato livello di sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale» incidendo sui contesti di vita dei bambini e sulle loro opportunità educative, formative, culturali e di socializzazione. È sottolineato come «determinante» che queste opportunità siano caratterizzate da equità di accesso, riducendo, per quanto possibile, l'influenza dei contesti di appartenenza per poter sottrarre i minori dal «circolo vizioso della povertà».

07 luglio 2023 – tratto da Italia Oggi

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