Proseguono le riunioni al ministero dell’Economia per dare la fisionomia definitiva al testo della manovra da inviare prima al Quirinale e poi alle Camere. E tra i capitoli su cui negli ultimi giorni si sono concentrati i tecnici del governo c’è quello delle pensioni. Sotto la lente ci sarebbero ancora le rivalutazioni, le misure per agevolare il cumulo, alcuni ritocchi da apportare al sistema di adeguamento all’aspettativa di vita, che, in ogni caso, rimarrà bloccato fino al 2026 per tutte le uscite anticipate, come previsto fin dall’ormai lontano varo di Quota 100.

Tra le misure da affinare ci sarebbe anche quella che riguarda i requisiti per l’uscita anticipata delle lavoratrici dopo lo stop a Opzione donna e la creazione di uno strumento unico di pensionamento per tutti i lavoratori cosiddetti “fragili”, in cui verrà assorbita anche l’Ape sociale. L’età per consentire alle donne di accedere all’indennità di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, dovrebbe essere fissata a 63 anni (e 5 mesi, come per gli uomini), ma ancora mercoledì sul tavolo c’era un’opzione per rendere, almeno in alcuni casi, “mobile” questa soglia. Che attraverso il funzionamento del fondo flessibilità potrebbe scendere di uno o due anni per specifiche categorie.

Tra le ipotesi di lavoro c’era poi quella di “alleggerire”, sempre in determinate circostanze, anche l’anzianità contributiva richiesta, che per lavoratrici, secondo quando indicato da Palazzo Chigi, dovrebbe essere di 35 anni. Nelle ultime ore la soluzione più probabile veniva considerata quella di rendere parzialmente elastico solo il paletto anagrafico, ma naturalmente per capire se la soglia mobile potrà davvero scattare occorrerà attendere il testo finale della legge di bilancio.

Sulla revisione del meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici la soluzione individuata dovrebbe invece essere ormai definitiva. L’indicizzazione all’inflazione resterà al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps. Le modifiche riguarderanno la perequazione dei trattamenti tra 4 e 5 volte il minimo, che salirà dall’85 al 90%, e quelli della “fascia” più ricca, ovvero sopra 10 volte il minimo, che scenderanno dal 32 al 22% con un taglio secco di 10 punti percentuali.

Il passaggio da Quota 103 a Quota 104 (63 anni d’età e 41 di versamenti) è considerato ormai acquisito, ma resta da capire come sarà calibrato il meccanismo di “premi” e penalizzazioni che dovrebbe accompagnare questo canale d’uscita, almeno stando alle affermazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Con tutta probabilità, chi deciderà di ritardare l’uscita dal lavoro potrà beneficiare dello stesso incentivo introdotto quest’anno, che, sulla falsariga del bonus Maroni, si traduce di fatto nel lasciare nella busta paga del lavoratore la trattenuta contributiva del 9,19 per cento. La penalizzazione per chi intenderà uscire con un leggero anticipo, potrebbe invece scattare sotto forma di un «tetto» alla misura massima della pensione erogabile fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia, ma questa è solo una delle ipotesi in circolazione.

Marco Rogari - 21 ottobre 2023 – tratto da sole24ore.com

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