Il Governo è al lavoro per introdurre un istituto deflattivo «permanente» per le impugnazioni fiscali in Cassazione. Le misure straordinarie, come le definizioni agevolate previste dalla legge 130/2022 sulla riforma della giustizia tributaria e dalla manovra 2023, non hanno prodotto i tagli auspicati. La Suprema corte resta bersaglio di circa 10mila ricorsi su base annua che si sommano a pendenze arretrate di circa 45mila fascicoli, e questo rappresenta il mancato raggiungimento dell’obiettivo Pnrr di «ridurre il numero di ricorsi» di legittimità.

Il tema è al centro delle valutazioni del viceministro Maurizio Leo, consapevole che senza un intervento energico e, soprattutto, inserito a regime, difficilmente si potrà troncare quel flusso monstre di impugnazioni annue alla sezione tributaria della Cassazione, in un costante stato di affanno come emerge dai dossier degli ultimi anni.

L’idea è di creare una specie “cordone sanitario”, con diverse misure che intervengano a tenaglia per ridurre il più possibile il numero di ricorsi. Tra queste c’è l’istituzione - a regime - della «Conciliazione» anche per le liti di legittimità. In attuazione della delega fiscale è stata prodotta una corposa proposta ora sotto l’attenta analisi dei tecnici del ministero dell’Economia.

La misura non è proprio una novità. È stata prevista in via temporanea con la manovra 2023, ma adesso s’intende attuarla in modo permanente, anche perché verifiche preliminari ne stanno attestando buoni risultati in termini di riduzione delle impugnazioni in entrata, cosa che invece non hanno fatto le definizioni agevolate: due misure che hanno prodotto appena 4mila istanze di chiusura delle liti, a fronte di un’aspettativa di oltre 15mila richieste. Un flop annunciato, considerato che già con la delega fiscale di agosto scorso il Governo è voluto correre ai ripari, stabilendo per la Cassazione nuovi e più incisivi interventi deflattivi dei ricorsi in entrata.

Come far funzionare la «Conciliazione» di legittimità è ancora oggetto di studio. Ma sullo sfondo si delinea l’istituzione di un organismo terzo, in composizione collegiale, nominato dall’autogoverno - il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria – e istituito nella Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio o in Corti di pari grado da individuare. In principio si era pensato anche di introdurre l’istituto direttamente in Cassazione, ma ciò avrebbe comportato un poco praticabile raccordo con il Codice di procedura civile.

Secondo le considerazioni finora svolte, il giudizio avanti alla Cassazione potrebbe essere sospeso per il termine massimo di quattro mesi per fare conciliare il contribuente e l’Agenzia fiscale finiti in giudizio. Come detto, l’incontro tra le parti dovrebbe avvenire davanti a un organismo di conciliazione, esterno alla Cassazione ma anche ai giudici che hanno deciso la lite nel grado di appello, ciò per rispettare i principi di terzietà. L’istanza dovrebbe essere presentata da una delle parti e, in queste intenzioni preliminari, dovrebbe contenere la proposta di chiusura della lite con un accordo. Qualora non si riesca a raggiungere una conciliazione, l’organismo terzo potrebbe proporre un nuovo accordo. In caso di esito positivo, le parti dovrebbero depositare alla Corte di cassazione la dichiarazione di cessazione della materia del contendere. In caso contrario, al termine del periodo di sospensione di quattro mesi, il procedimento riprenderebbe il suo corso senza necessità di atti di impulso di parte.

Da chiarire l’ammontare di somme e sanzioni da pagare che, non è escluso, possa ricalcare quanto già stabilito nella manovra 2023: «la definizione transattiva» si perfeziona con «il pagamento delle somme dovute per le imposte, le sanzioni ridotte ad un diciottesimo del minimo previsto dalla legge, gli interessi e gli eventuali accessori» entro 20 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo.

Allo stato è difficile quantificare il vantaggio in termini di taglio dei ricorsi di legittimità. Fatte le dovute differenze, ci si può fare un’idea osservando l’andamento dell’istituto della «Conciliazione» nei gradi di merito: tra il 2013 e il 2022 è stato conciliato tra il 18 e il 13 per cento delle liti.

Ivan Cimmarusti - 6 ottobre 2023 – tratto da sole24ore.com

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