Con l’avanzare dell’età sono tentato dall’idea di sistemare i miei averi così che, alla dipartita, i figli non avranno motivo di litigare come spesso accade. Avendo, però, un bel conto in banca e molte proprietà di lusso, mi chiedo se dovrò obbligatoriamente fare testamento.

No, che si abbiano molte sostanze o pochi beni, non esiste obbligo di fare testamento. Tenga presente, però, che il testamento è l’atto con cui un soggetto non solo può decidere in vita come saranno distribuite le sue ricchezze dopo la morte ma può esprimere anche volontà non patrimoniali (disposizioni a favore dell’anima) come il desiderio di riconoscere un figlio, avere sepoltura in un luogo speciale, ricevere funerali privati. Se non ha particolari volontà da lasciare potrà anche non testare e l’asse composto da mobili (soldi, azioni) e immobili (terreni, case) sarà spartito tra i parenti più prossimi, nella sua ipotesi tra moglie e figli, secondo le regole e le quote di legge. Tale successione si chiama appunto legittima. Ovvio che, se vuole lasciare un cespite ad altri, dovrà ricorrere al testamento.
Esistono diverse forme testamentarie. Una è l’olografo ossia scritto di pugno dal testatore, da lui datato, firmato e affidato a un parente, un amico, un professionista, chiamati a pubblicarlo dopo la morte. La via dell’olografo è quella più rapida ma, se per età o malattia, la calligrafia ha perso le sue caratteristiche usuali, potrebbe lasciare spazio a impugnazioni finalizzate a contestarne l’autenticità. Meglio optare, allora, per il testamento pubblico, che il notaio riceve in presenza di due testimoni, e formalizza. Poco frequente, poi, è il testamento segreto che ha alcune caratteristiche dell’olografo (è redatto dal testatore) ma può essere scritto con strumenti informatici e viene consegnato al notaio. A differenza del pubblico, il notaio non garantisce nulla sulla sua valida redazione perché si limita a riceverlo e conservarlo. C’è, poi, il testamento internazionale cui ricorrere se la massa ereditaria è all’estero oppure se il testatore ha domicilio o residenza esteri. L’atto vedrà la partecipazione di diplomazia e consolato e dovrà essere accompagnato da un atto che ne sancisca la conformità alle norme internazionali.
Perché un testamento sia valido, vanno osservate alcune regole. Intanto, bisogna avere la capacità di testare, cioè di disporre giuridicamente e consapevolmente dei propri diritti. Va da sé che sarà annullabile il testamento redatto in stato di ebrezza, d’intossicazione da stupefacenti, da minorenni o incapaci psichici. Per i testamenti internazionali, inoltre, vanno rispettati i requisiti richiesti dalla legge dello Stato estero coinvolto.
Se fare testamento non è una scelta irreversibile perché si può sempre tornare sui propri passi fino alla morte, va prestata attenzione a redigerlo correttamente per evitare impugnazioni. Lo si potrà contestare, infatti, e chiedere che sia invalidato in tutto o in parte, se nullo per la presenza di gravi vizi (per esempio: olografo non scritto di pugno, atto non firmato o non messo per iscritto, motivo illecito, onere impossibile) o annullabile perché affetto da vizi minori (incapacità d’intendere e di volere del testatore, volontà viziata per errore, dolo o violenza, irregolarità formali). A impugnarlo può essere chiunque chi vi abbia interesse cioè chi, senza quel testamento o quella parte contestata, avrebbe diritti sul patrimonio del defunto ma, mentre l’azione di nullità è imprescrittibile e non conosce paletti temporali, quella per l’annullamento va avviata entro cinque anni dalla data in cui il testamento ha avuto esecuzione.

Selene Pascasi - 27 aprile 2024 – tratto da sole24ore.com

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