Da quest’anno, e per i bienni 2023-2024 e 2025-2026, si potrà andare in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi, per chi ha versato almeno un contributo prima del 31 dicembre 1995 (sistema misto). Per chi invece è nel sistema contributivo, e che cioè ha iniziato a versare i contributi dal 1996, o è in una gestione separata, l’importo di pensione mensile maturata non deve essere inferiore al valore dell’assegno sociale (534,41 euro). A partire dal primo gennaio di quest’anno, dunque, la pensione di vecchiaia con sistema contributivo ha un nuovo requisito di "importo soglia", mentre fino all’anno scorso, per lasciare il lavoro a 67 anni, bisognava aver maturato un importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno minimo.
Chi non raggiunge i requisiti qui sopra descritti, per lasciare il lavoro deve attendere i 71 anni di età (ovvero la soglia per la pensione di anzianità contributiva) con 5 anni di contributi effettivi. 
La pensione di vecchiaia relativa ai lavori gravosi, sia che rientrino nel sistema misto che in quello contributivo, scatta a 66 anni e 7 mesi di età e ad almeno 30 anni di contributi. Per i dipendenti privati invalidi non inferiori all’80% la pensione scatta a 61 anni (56 per le donne) e 20 anni di contributi. Se non vedenti, 56 anni (51 per le donne) e 10 anni di contributi.

Attenzione: i lavoratori che raggiungono i requisiti per la pensione (67 anni di età e 20 di contributi) entro il 31 dicembre 2023 devono rispondere al requisito dell’importo soglia pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale e vanno in pensione di vecchiaia con la precedente disciplina.

Massimiliano Jattoni Dall’Asén - 18 aprile 2024 – tratto da corriere.it

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